L'endotest, un'innovazione mondiale per rilevare l'endometriosi

Quanto tempo occorre per individuare l'endometriosi? Quanto è urgente la diagnosi di endometriosi?
Endometriosi L'endometriosi è una patologia che colpisce 1 donna su 10. Oltre a essere una malattia molto dolorosa e invalidante, l'incertezza medica che la circonda fa sì che passino in media dagli 8 ai 12 anni tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi di endometriosi. Si tratta di una malattia poco conosciuta dagli operatori sanitari di base. Esistono tante endometriosi quante sono le donne mestruate. La malattia è multifattoriale e polimorfa (i sintomi differiscono da una persona all'altra), il che la rende molto difficile da diagnosticare.
Un altro problema importante: i metodi oggi disponibili (esami clinici, diagnostica per immagini e campioni biologici) non forniscono una diagnosi certa. Alcune forme di endometriosi possono essere individuate, ma non tutte.
Oggi la laparoscopia è l'esame di riferimento per l'endometriosi. Il problema è che si tratta di un esame invasivo, che deve essere eseguito in anestesia generale.
Per una definizione di endometriosi, le cause e la diagnosi, leggete il nostro post sul blog qui.
Negli ultimi anni la sfida è stata quella di sviluppare un test non invasivo. A tal fine, un'azienda francese ha proposto un'importante innovazione che rivoluzionerà l'individuazione della malattia: sono stati analizzati centinaia di potenziali biomarcatori.
L'endotest, una diagnosi che elimina ogni ritardo nella diagnosi di endometriosi?
Nel gennaio 2021, un team di medici esperti in endometriosi e di ingegneri di intelligenza artificiale (della start-up Ziwig) ha avviato la sperimentazione clinica Endo-miRNA. Il test si basa sull'acquisizione simultanea di dati relativi a milioni di frammenti di DNA o RNA che saranno analizzati dall'intelligenza artificiale per identificare una firma endometriosica potente e affidabile.
Con lo studio clinico Endo-miRNA, i ricercatori sono riusciti a distinguere le pazienti con endometriosi da quelle senza.
Questo ha portato a un'innovazione mondiale: il test salivare Ziwig Endotest.
Si tratta di una rivoluzione e di un enorme progresso per la gestione dell'endometriosi: il test salivare ridurrà il tempo medio di diagnosi da 8 anni a pochi giorni. Il tempo necessario per diagnosticare l'endometriosi sarà ridotto, la diagnosi consentirà un trattamento precoce dell'endometriosi e rallenterà o addirittura arresterà il peggioramento del dolore e degli altri sintomi, migliorando quindi la qualità di vita delle pazienti.
Ma non è tutto: lo Ziwig Endotest aiuterà a evitare procedure chirurgiche inutili (come la laparoscopia diagnostica) che i pazienti con sintomi vicini alla malattia, ma senza portatore, hanno dovuto affrontare.
Nel complesso, a lungo termine, i costi medici e sociali della malattia dovrebbero ridursi. Con l'arrivo di questo test sul mercato, i pazienti che vivono nei deserti medici potranno beneficiare di una diagnosi affidabile e precoce.
Inoltre, il test è molto semplice da usare, in quanto le donne prelevano il campione di saliva da sole, a casa, utilizzando un kit di autocampionamento. A questo punto è sufficiente inviare il kit al laboratorio, che confermerà o meno la diagnosi di endometriosi. Questo test ha un'accuratezza prossima al 100%.
Questa innovazione rappresenta un enorme passo avanti per tutte le donne affette da endometriosi. Si tratta di un importante passo avanti per la salute delle donne.
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Fonte : Endomind
https://www.instagram.com/p/CZ6jJN4KCWF/
https://ziwig.com/wp-content/uploads/2022/02/Ziwig-DossierPresse.pdf
C’est une innovation inespérée pour les malades non diagnostiquées, quelle avance inattendue !
Une grande avancée qui va changer la vie de beaucoup de femme. C’est super.
wow, très impressionnant! Je suis particulièrement intrigué par le fait que cette technologie innovante repose sur le croisement de l’intelligence artificielle et du séquençage à haut débit. Un bel exemple de recherche interdisciplinaire. Cela aura un impact énorme sur le bien-être de nombreuses femmes.
Oui c’est une nouvelle encourageante pour les femmes souffrant de cette maladie mais il ne faut pas susciter trop vite d’espoirs insensés. Un biomarqueur c’est comme un médicament, nécessitant donc des études cliniques à grande échelle, de confirmations et de définition du service médical rendu. Un test doit aussi s’inscrire dans une stratégie en tenant compte du contexte. Une spécificité de 98 % (si elle est confirmée) peut malgré tout générer beaucoup plus de faux positifs que de diagnostics justes si le test est utilisée dans une population à faible prévalence de la maladie. Dans l’étude publiée la prévalence de la maladie était élevée. A suivre donc..
Quelle avancée impressionnante !
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